giovedì 3 gennaio 2013

"Qualcosa di futuribile"


Fonte: www.onewed.com



Ludovica infilò l'abito in crèpe di lana nera sui tacchi a spillo con decolleté, si rimirò allo specchio compiendo una rotazione su entrambi i fianchi accarezzandoseli con le mani e mentre si promuoveva con sguardo seducente cominciò a ripassare a mente le menzogne che avrebbe spacciato di lì a poco. A quelli abili a edificare a parole scenari luccicanti non sono mai sufficienti le bugie così, perfezionata la mise con ogni accessorio indispensabilmente griffato e ravviata la chioma folta, curatissima e bionda di balayage che incorniciava il trucco perfetto, serrò la porta e verso l'ascensore ancora procurava falsi argomenti, alcuni inverosimili quanto basta perché fossero ritenuti inconfutabili come era di moda. La moquette alta e soffice attutì il suono dei passi controllati fino all'ascensore e premere sul tasto di chiamata fu soprattutto pretesto per congratularsi con se stessa per la scelta dell'emerald come taglio del diamante che le gratificava sì, l'anulare destro, ma molto più la vanità, che è ciò che conta. Mentre scendeva, gli specchi del vano bordati in ottone lucido le rinnovarono la proposta di una silhouette slanciata e ben definita col contributo di dispendiose accuratezze, ma di ciò godette prima di altri il concierge che consapevole la attendeva di passaggio nell'androne al solito orario. Fuori, certamente il tempo era bello, assolutamente il sole splendeva dunque lei, completamente a suo agio, poté accomodarsi nel taxi con tutto il tempo che necessita a quello speciale movimento delle gambe snelle quando esibite in stile spot per collant e declamato l'indirizzo e controllata l'ora si attese un pronto, ma consono avvio della vettura verso la destinazione.

Tuo padre è là, il corpo è freddo, disteso sul piano dell'obitorio. Lo guardi con indifferenza, sei una macchina da guerra. Shh... non diciamo che non sei lì per lui, ma per accertarti che i portantini non gli sottraggano i suoi costosi effetti personali, giusta ricompensa per averlo tollerato così a lungo...

La copia del bilancio preventivo era sulla scrivania, ma non ne tenne alcun conto. Che le previsioni relative all'esercizio successivo fossero discrete lo aveva capito dai commenti dei colleghi con i quali intratteneva amene conversazioni al solo scopo di copiare un'opinione, incamerare dati e informazioni. Era l'unico modo per eventualmente argomentare alle riunioni del consiglio dal momento che non sapendo di conti patrimoniali ed economici, costi e ricavi, immobilizzazioni e risconti, non era certo in grado di interpretare un rendiconto. In effetti non possedeva le competenze per il ruolo assegnatole. Si trovava lì per essere stata segnalata al dirigente del dipartimento, ma non era questo ciò che contava. Contavano, in base alla scala dei suoi valori ed in quest'ordine esatto, l'entità degli emolumenti percepiti, la chance di muoversi in un entourage d'élite, la prospettiva ai suoi occhi sempre più verosimile di riuscire a sedurre un - collega benestante e residente nei quartieri alti cercasi - al quale accompagnarsi per un matrimonio rapido e di tutto rispetto.

Lo ameresti subito da morire e presto vorresti un figlio da lui. Shh... non riveliamo che l'ambizione prima è quella di salire quei gradini con ben strette in mano le chiavi del possesso; che assumeresti presto le movenze di certa signorilità che distingue e confina il volgo cui non dovrai mai appartenere e che per questo la tua interpretazione del personaggio sarebbe impeccabile...

Di frequente si incontrano uomini e donne dotati di quelle speciali abilità che consentono loro di conformare le circostanze agli scopi personali, ma in Ludo induceva e persuadeva il vero talento unito ad una fantasia sbrigliata, fucina di invenzioni così cospicue per numero e genere da necessitare periodicamente di smentite del precedentemente detto o fatto del quale avesse perduto memoria e che fosse in evidente contrasto con l'ultima versione fornita. Allo stesso modo con pronta destrezza lasciava che argomenti a lei sfavorevoli cadessero per il tramite di interposti banali enunciati. In una circostanza del genere si era trovata anche il giorno prima in occasione dell'inaugurazione del nuovo padiglione sperimentale alla quale aveva presenziato accanto al direttore del dipartimento, preferita tra le altre per la sua presenza così fortemente rappresentativa dell'orientamento dei nuovi programmi di sviluppo. Interrogata da un giornalista circa le evidenti evoluzioni nel settore, a quanto pare in controtendenza rispetto all'andamento del mercato di riferimento, era rimasta attonita per qualche istante non a cercare inutilmente di interpretare la domanda bensì a frugare nella sua mente tra le scorte di affermazioni devianti disponibili, alla ricerca della prima utile: "Si, in effetti è così tuttavia mi perdoni, devo lasciarla. Mi chiamano dall'ufficio di presidenza".  Si era quindi avviata al buffet incurante del sottile sarcasmo serpeggiante tra gli astanti. In una circostanza del genere non si glissa vantando le qualità dell'ultimo mascara acquistato di gran marca o dell'ambita borsa di monogrammatico concept. Si adotta un drastico diversivo tattico con effetto stupefacente/disarmante a basso ritorno reattivo. Lei lo sapeva bene. Ci aveva costruito sopra una carriera.

... e oggi ci mancava la riunione generale. Stasera c'è la cena con Olivia e il suo ospite, l'amico che partirà per Bruxelles tra pochi giorni. Sei curiosa di conoscerlo, certo, non si sa mai... Lei ti ha raccontato che è un po' sulle sue, ma educato ed elegante. Per colpa della discussione sul bilancio rischi di fare tardi. Shh... hai già pronta la scusa incredibile che ti farà uscire prima, in tempo per passare dall'estetista...

Il giorno precedente l'estetista si era preso cura di lei per tre ore, ma era valso a poco. Nel corso del party il solito giornalista - davvero inopportuno - l'aveva sorpresa alle spalle: "In quanto a capo dello staff tecnico del direttore Lei avrà certamente già valutato la fattibilità nel breve termine di alcuni tra i progetti elencati nel documento introduttivo. Può indicarcene uno o due tra quelli che ritiene i primi realizzabili?" - aveva domandato imperterrito e, al silenzio imbarazzato, con lei voltatasi con languide, ma infruttuose movenze da sirena, fissandola ironico negli occhi lui aveva incalzato: "Insomma, riesce a dirci qualcosa di futuribile?" - "Basterebbe anche solo qualcosa", aveva soggiunto tra sé e sé.

Nella Roma "a macchia di leopardo" - così piace definire a molti immobiliaristi la varia  intersecazione tra zone di estrazione sociale diversa - quella sera Ludovica, lasciando il suo appartamento per andare a cena al ristorante, si mosse come ovvio tra due quartieri nuance del medesimo elegante colore. Tra luci e voci soffuse varcò l'ingresso in tailleur crêpe de chine champagne avvolta da una stola in cachemire nero trattenuta dal palmo della mano destra sul cuore con l'emerald bene in vista. Ringraziato il maître per le indicazioni fornitele e irritata per il ticchettio dei suoi propri tacchi sul parquet in rovere antico udibile nonostante gli sforzi nell'andatura per contenerlo, si diresse con contegno al tavolo in cui l'amica Olivia la attendeva insieme al suo ospite. Si inorgoglì per l'impeccabile mise en place in cui porcellana, cristalli e argento spiccavano sul lino candido mai svilito da distinte di conto lì sempre recapitate nell'apposita tasca in pelle che regolarmente accoglieva dorate carte di credito. Mentre ai tavoli vicini orecchie indiscrete avrebbero compreso considerazioni su ritorni di investimento in banche d'oltralpe e attraverso le vetrate sguardi annoiati potevano soffermarsi sul posteggio esterno dove sostavano vetture che popolano i sogni di molti coronando però - come è naturale che sia - soltanto quelli di pochi, badando bene a non appoggiare mai i gomiti sul piano, si mise a disposizione per una conversazione rilassata, conciliante e, per quanto le sarebbe stato possibile, brillante.

Le roselline di sfoglie trasparenti di bacon saltato in aceto balsamico furono il preambolo alla cena. Amabilmente innescata dai futili temi che resistono al veto del bon ton, dopo una brevissima presentazione la chiacchierata procedeva easily, non disdegnando di sostare di tanto in tanto su dettagli di certo interesse trattati obbligatoriamente sottovoce: la volta in cui Max e Molly avevano bisticciato in vacanza sul caicco, il seno rifatto - male - di Costanza, il lifting riuscito - peggio - di Vittoria Maria. Per quel criterio che suggerisce di riportare sempre le confidenze altrui guardandosi bene dal rivelare le proprie, al risotto allo champagne erano quindi stati tutti serviti, convenuti alla cena ed assenti. Vittorio aveva seguito quello sciorinare di faccende private con curiosità non nei riguardi dei malcapitati bensì delle due donne. A lungo e in silenzio ne aveva osservato gli atteggiamenti e la gestualità, soprattutto l'ostentazione del movimento delle labbra ben serrate e prominenti alle prese col boccone e l'insistenza nel recupero degli ultimi chicchi di riso dal piatto che tradiva una certa ingordigia volendo interpretabile anche come avidità. Non era mancato l'indispensabile preambolo giustificativo incipit di ciascun pettegolezzo, "tu sai quanto sono affezionata a Costanza, però..." e giù con le chiacchiere. 

Arrivò quindi il suo momento. "E così ti trovi a Roma per qualche giorno" - chiese Ludovica molto forbitamente. "Si, ho preso alcuni giorni di vacanza poi dovrò tornare a Bruxelles" - rispose Vittorio. "Hai già qualche impegno per il tempo libero?" - domandò Olivia. "No, ho preferito non fare programmi. Un mio amico giornalista free-lance sta preparando alcuni articoli sull'expo della Pubblica Amministrazione. Mi ha chiesto di aiutarlo a trascrivere le interviste". "Bè, deve trattarsi di un lavoro molto interessante" - intervenne di nuovo Ludovica. "Insomma, dipende, spesso è noioso. Ieri abbiamo trascorso il pomeriggio a curare la stesura degli articoli. Tutte cose piuttosto tecniche. La sera invece ci siamo divertiti, abbiamo riso tutto il tempo mentre mi raccontava dell'intervista a una tizia del dipartimento del sociale. La classica oca imboscata a capo dello staff del direttore. Si capiva che non aveva la più pallida idea di cosa ci fosse scritto nella relazione introduttiva. Si è divertito a perseguitarla per tutto il tempo...".

Il cameriere serviva uno splendido muffin al cacao con cuore di cioccolato fuso spolverato di zucchero a velo. E già. "Insomma, riesce a dirci qualcosa di futuribile?". A Ludovica, per alcuni istanti pietrificata con i rebbi della forchetta ancora tra le labbra, balenò in mente quando di nuovo alla ricerca di una deviazione di scorta alla fine aveva abbassato  lo sguardo. Nella mente, di religiosa matrice innumerevoli volte mandata a memoria per le compite suore presso le quali aveva studiato, era riuscito a passarle soltanto un elenco:

Shh... li ricordi, i sette vizi capitali? Accidia, avarizia, gola, ira, lussuria, invidia, superbia...

ma subito era stato ricacciato nell'oblio.


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